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CASTAGNE FRESCHE LIGURI

Sono a metà tra il “piccino” e il “grossino” (dipende anche dalla varietà, dagli innesti e dalle annate) ma le castagne, che sono liguri, lo capisci in bocca, dolci e delicate.

È perché fra i tanti castagni i nostri sanno del mare, ne percepiscono il profumo. A fine ‘800 i 2/3 dei castagneti liguri (tutt’ora il castagno rappresenta il 30% del patrimonio boschivo regionale, figuriamoci allora) si trovavano sulla fascia montana a ridosso della costa, a quote altimetriche inferiori rispetto a quelle del suo vero areale.

Ma godono anche di un rispetto, una reverenza. Il castagno era “l’erburu”, l’albero per antonomasia, era il pane, gli si doveva la sopravvivenza, le famiglie numerose ci campavano almeno metà anno, con le castagne si pagavano lavori, si facevano scambi con altri beni di necessità, intere generazioni di contadini hanno considerato il castagneto un bene inseparabile, l’ultimo da vendere in caso di bisogno.

Ora per fortuna non è più così e di tutta questa storia è rimasto il meglio, il rito di mangiare le castagne in allegria e in serenità, in compagnia o in solitudine, mentre fuori autunno e inverno si prendono la rivincita.

Sono buone bollite, arrostite, glassate, cotte nel latte, a contorno di carni bianche e lesse e formaggi, affogate nella panna montata.

Se amate le caldarroste fate così: praticate una incisione sulle castagne in modo da aprire leggermente la buccia sulla parte tondeggiante, immergetele in acqua per un’oretta e poi trasferitele in una teglia da mettere al forno a 220 gradi per 20, 30 minuti al massimo .

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